Bombe su Augusta 30 Giugno 1940

Uno Swordfish della RAF in volo di formazione

Il 30 giugno 1940 è domenica, l’Italia è entrata in guerra da meno di un mese e la Sicilia ancora non ha realizzato di essere nella prima linea del fronte. Le città dell’isola non hanno ancora sperimentato la paura dei bombardamenti aeri di massa, non si conosce il rumore delle sirene che interrompono il quieto svolgersi della giornata, non sono stati approntati i rifugi collettivi, la vita si svolge tranquilla in una città come Augusta.

Il sistema di avvistamento ancora è abbastanza approssimativo, nel palazzo del comune collegato alla DICAT e al comando della RM si trova un vigile che riceve gli avvisi per linea telefonica e comunica a gesti o a voce con due agenti che si trovano sul campanile della Matrice. L’ allarme consiste in 15 rintocchi di campana. Sono le 21,00 del 30 giugno sul campanile si trovano il brigadiere Carmelo Riitto e il vigile Pietro Calanna, al telefono il vigile Giovanni Satta.

Dal mare arrivano 3 Swordfish del dell’830° Squadron decollati da Malta carichi di bombe, viaggiano con le luci di posizioni accese, sperando di essere scambiati per idrovolanti della base. Viaggiano lenti in direzione dei depositi di Nafta, appena in prossimità incominciano la picchiata verso i loro obbiettivi. L’allarme giunge con circa dieci minuti di ritardo, mentre incominciano i primi lanci. Alle 21,10 i vigili sul campanile ricevono il segnale di avvistamento e fanno suonare le campane della Matrice.

I danni saranno pochi, molte le bombe inesplose, si tratta del primo attacco sulla piccola città di provincia che troppo presto scoprirà di essere prima linea sul fronte della guerra… Un sotto ufficiale della Regia Marina addetto ai siluri di uno dei sommergibili della Base Navale, raccoglie le schegge di quel primo bombardamento e a mo di ricordo di quel primo atto di guerra ne incide la data e il luogo, «Inc. Aerea 30 – 06 – 1940 Augusta ore 21.»… A quasi 80 di distanza da quel primo bombardamento una scatola di talco riempita da quelle schegge di ferro, è stata ritrovata insieme ai libri e ai cimeli del sotto ufficiale sommergibilista.

Testo di Giuliano Camilleri

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