Capitano della 206ª Divisione Costiera

In questo breve articolo presentiamo una uniforme mod. 40 in panno da combattimento da Capitano della 206ª Divisione Costiera. ( testo di Giuliano Camilleri. Divisa dell’archivio Sicilia1943)

La giacca in panno da combattimento mod 1940, presenta le caratteristiche della circolare 548 del 25 luglio 1940 con al quale viene prevista una Uniforme da guerra e adeguamento all’uniforme di pace a quella di guerra. In questa prima circolare in pratica si modificano le vecchie tenute mod 1937 con la sostituzione del colletto nero con uno in panno grigio verde e si riducono le mostreggiature. Posteriormente con la circolare n. 761 del giornale militare del 16 ottobre 1940, viene adottata una nuova Giubba in panno grigioverde per truppa, mod. 1940.

Come è noto gli ufficiali dovevano provvedere al loro vestiario, tramite sartorie private o tramite l’Unione Militare. Il costo dell’uniforme veniva «scontato» dalla nomina dell’ufficiale che provvedeva così a pagare la sua uniforme.

Spesso e volentieri ci imbattiamo quindi, in uniformi mod. 34, o addirittura mod. 31 modificate, mediante l’eliminazione del colletto colorato, la rimozione a volte delle perfilature colorate d’arma, la sostituzione delle spalline mobile con spalline fisse e la riduzione di mostrine e gradi.

La giacca che presentiamo é stata ritrovata a Modica, e appartiene a un anziano capitano della 206º Divsione costiera. Quasi sicuramente si tratta di un ufficiale richiamato, che ha combattuto durante la prima guerra mondiale, come si puó evincere dall’unico nastrino presente con el due stellette, che indicano i due anni di guerra. Per il resto la giacca è una mod. 1940 in panno da truppa modificata, mediante l’aggiunta del 4 bottone nella bottoniera centrale, l’eliminazione del cinturino in panno truppa e dei relativi passanti. Le mostrine sono del modello ridotto da truppa, mentre i gradi sono sempre come da circolare ministeriale del modello ridotto «a bassa visibilitá» non ricamati.

Completa il manichino un elmetto mod. 933 colorazione grigio verde, e il cinturone mod. 34 in cuoio marrone con fondina per pistola Beretta.

Origini e vicende organiche della 206ª Divisione Costiera Fonte http://www.regioesercito.it

La 206a Divisione costiera si costituisce il 15 novembre 1941, per trasformazione del VI Settore Costiero di Brigata, con il 122°, 123°, 146° Reggimento Fanteria Costiero e il 44° Raggruppamento Artiglieria Costiero e viene posta alle dipendenze del XVI Corpo d’Armata dislocato in Sicilia.  

1941 – La 206a Costiera nell’isola assume la difesa della cuspide sud, schierandosi lungo una fascia di circa 130 chilometri, da Siracusa a Punta delle Formiche e a Punta Braccetto..

1943 – Dopo violentissimi bombardamenti aeronavali i reparti della divisione subirono in pieno e per primi l’urto della forza d’invasione nemica tanto che, fin dalla notte del 10 luglio 1943, i costieri della 206a ingaggiarono gli Alleati sulle spiagge di Avola, Castelluzzo e a Cassibile.
Nonostante la schiacciante superiorità nemica la divisione riuscì a mantenere il controllo delle zone interne della penisola di Pachino nonchè a neutralizzare nutriti gruppi di paracadutisti aviosbarcati tra Augusta e Siracusa, a nord di Pachino e intorno a Noto.
La reazione dei pezzi del 44° Artiglieria da PC fu violenta sia contro i mezzi anfibi sia contro le unità già sbarcate e in movimento verso i caposaldi della Divisione.
Alcune aliquote, coi pochi mezzi motorizzati a disposizione, fecero massa intorno a Torre Cuba e Villa Noto contrattaccando in direzione di Capo Marza combattendo furiosamente attorno e dentro al caposaldo di Villa Petrosa. In breve la superiorità britannica divenne insostenibile.
Il giorno 11 luglio 1943 la resistenza sulla costa andò progressivamente spegnendosi, frazionandosi in combattimenti isolati mentre l’artiglieria, nell’interno, cercava disperatamente di rallentare la progressione nemica. Alla sera l’intera penisola di Pachino risultò in mano nemica, mentre sporadiche resistenze si registravano ancora a Pozzallo, Sanpieri, Donnalucata e Modica.
All’alba del 12 luglio 1943 reparti nemici circondano i resti della 206a annientando le ultime resistenze. La Divisione è sciolta in pari data, il personale non catturato si sbanda. Le perdite umane in morti e feriti sono ingenti, moltissimi i prigionieri. In alcuni casi costieri che tardano a cedere le armi e oppongono fieramente resistenza sono abbattuti dai liberatori. Nessuna lapide in pratica li ricorda, per molti il loro sacrificio semplicemente non è esistito.
La Medaglia d’Oro al VM onora comunque la memoria di due giovani ufficiali di complemento della Divisione: il Sottotenente Luigi Adorno e il parigrado Vincenzo Barone, caduti durante i combattimenti del 10 luglio.

Breve storia della 47° Batteria da postazione costiera. 1940. I parte

Spesso, quando la storiografia ufficiale, descrive le difese costiere della Sicilia orientale, mette in evidenza le grandi carenze logistiche e dei materiali utilizzati per allestire i capisaldi e le batterie costiere. In tutto ciò esiste, evidentemente, un fondo di verità suffragato da numerosa documentazione d’epoca.
Ciò nonostante, non è sempre vero che tutte le difese furono improvvisate e pensante solo a pochi mesi dallo sbarco alleato in Sicilia. La ricerca documentale a volte può gettare luce su alcuni aspetti, ad oggi poco conosciuti, su come e quando vennero approntate le difese costiere della zona orientale dell’isola.
La 47° batteria da postazione costiera, dipendente dal 24° reggimento artiglieria «Peloritana» con sede a Messina, inquadrato nella Divisione «Piemonte», viene dislocata nel luglio 1940, nella «Contrada Astrico» della zona di Noto, per la difesa del settore costiero che dalla foce del fiume Tellaro arriva fino alla zona del Lido di Noto.
Questo tratto di costa, come è noto, sarà scelto dal comando alleato per gli sbarchi britannici della 50° Divisione di fanteria nel luglio 1943.
In questo breve articolo prenderemo in considerazione alcuni documenti, datati al 1940, che dimostrano come già a pochi mesi dall’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940, lo Stato Maggiore del Regio Esercito, avesse preso le dovute misure per fortificare alcune zone della costa orientale sicula, con lo scopo di proteggerle da un eventuale sbarco nemico.

Luglio 1940, la 47° Batteria viene messa in posizione.
Il primo documento che presentiamo, sancisce in un qualche modo, la nascita della 47° Batteria da postazione costiera. Datato 7 luglio 1940, (un mese esatto dall’entrata in guerra dell’Italia), presso la località Gallodoro di Licata, il documento è un verbale di consegna di una baracca in legno di 5 x 10 metri. L’atto di consegna porta la firma del S. Tenente Pietro Arri, che rappresenta l’ufficio distaccato del Genio Militare di Messina, e il Capitano Giacomo Speciale, Comandante della 47° Batteria da postazione costiera. Con questo semplice verbale di consegna, incomincia la vita della 47° Batteria da P.C.

Dislocazione e specchio di tiro della 47° Batteria.
La 47° Batteria da P.C. viene dislocata in Contrada Astrico, nel territorio di Noto, a pochi chilometri dalla costa del Lido di Noto da una parte, e dall’altra a quella che oggi è la riserva di Vendicari, con la foce del fiume Tellaro. Lo specchio coperto dai 4 cannoni da 75/26 di cui dispone la 47° batteria, sarà quindi quello compreso tra le spiagge del settore Acid North con i nomi in codice Amber I e Amber II e più a sud con il settore denominato Acid South.

Mappa dei settori e spiagge degli sbarchi alleati nella costa orientale della Sicilia.

La Batteria viene posizionata presso «Villa Messina», che si trova in Contrada Astrico, vicino all’attuale SP. 59, la «Villa» è composta da un caseggiato con vari corpi di fabbrica a cui si accede da un grande portone, con un cortile interno ed una terrazza, nello stile delle «masserie fortificate», che spesso si trovano nella zona del siracusano. Dalla sua posizione dominante, si può facilmente controllare un ampio tratto di costa. La scelta non potrebbe essere migliore, la posizione è indubbiamente privilegiata. I libretti di tiro dei cannoni della batteria ci dimostrano, come la zona coperta, si estendesse dalla colonia del lido di Noto, fino a Torre Vendicari.

Posizione di Villa Messina
Villa Messina nell’attualità, dove si trova l’Agriturismo Eloro Pizzuta

Quindi i cannoni della 47° coprivano distanze comprese tra i 1600 metri e quasi 6 chilometri, con numerosi «obbiettivi» a mare, e i punti nodali delle vie di comunicazione dell’interno. Come il ponte della ferrovia Noto – Pachino, o il quadrivio della strada Noto – Avola, rispettivamente a 2775 metri e a 3975 dalle batterie, con alzo 150 nel caso del ponte ferroviario e alzo 205 per il quadrivio.

Lo Scadenzario dei Periodici «Vita amministrativa» della 47° Batteria.


Come tutte le amministrazioni civili e militari, anche una piccola batteria costiera come la 47°, produce una serie di documenti ufficiali, che sono parte della sua «storia» amministrativa. Nello specifico, ogni batteria, viene dotata di un giornale, compilato dall’ufficiale in comando, e di uno «Scadenzario dei Periodici». Un quaderno che diversamente dal «giornale» che racconta la vita della batteria, è un vademecum che ricorda quelli che sono i «doveri amministrativi» della batteria.
Lo «Scadenzario dei periodici», viene diviso in trenta giorni, dove vengono indicati i «doveri» amministrativi del comandante, come la compilazione della statistica sanitaria, o il rapportino giornaliero della forza.

Scadenzario dei Periodici della 47° Batteria da P.C. Collezione Archivio «Sicilia 1943»
Scadenzario dei Periodici, e Libretto di Tiro della 47° Batteria da P.C.


La compilazione degli specchi statistici e dei rapporti, è giornaliera per alcune voci, mentre in altri casi ha scadenza quindicinale o mensile. Così leggendo il quaderno «Scadenzario dei periodici» della 47° Batteria sappiamo, che il 4 giorno di ogni mese, bisognava avviare «Richiesta oggetti di vestiario, ed equipaggiamento. (In caso di mancata assegnazione, inviare questa richiesta per il mese precedente». Oppure al giorno 21, compilare i «Dati statistici relativi all’avanzamento dei lavori per lo schieramento della batteria( da inviare al Comando 18 Battaglione Artieri»).
La lettura dei «doveri» amministrativi della 47° Batteria ci aiuta a comprendere meglio il funzionamento di questa unità di prima linea, e conoscere gli aspetti più insoliti della vita militare degli artiglieri posti a difesa delle coste siciliane.


La caratteristica della documentazione che presentiamo in questo breve articolo, risiede nell’unicità documentale che si è conservata intatta, in un 70%. Proveniente da un acquisto sul mercato antiquario, l'»archivio» della 47° Batteria da Postazione Costiera, attualmente si conserva intatto e ordinato, presso l’archivio di «Sicilia 1943».


Giuliano Camilleri

L’operazione «Cavatappi» e la caduta di Pantelleria. Immagini inedite del tenente Gino Granata.

Campo di aviazione di BuKuram. Foto pubblicata in PANTELLERIA LA «GIBILTERRA» ITALIANA NELLE IMMAGINI DEL TENENTE GINO GRANATA

L’operazione Corkscrew, meglio conosciuta in italiano come l’Operazione Cavatappi, fu il nome in codice utilizzato dagli Alleati per indicare la conquista dell’isola di Pantelleria e delle Pelagie (Lampedusa, Linosa e Lampione). L’operazione si innestava nel più ampio piano di conquista della Sicilia ed era fase preliminare dell’operazione Husky. Le isole di Pantelleria e Lampedusa, che si trovano a poche centinaia di chilometri da Malta e dalla costa della Tunisia, rappresentavano, per gli Alleati le basi perfette da utilizzare come punti d’appoggio avanzati in occasione delle operazioni di sbarco in Sicilia.
Sin dal 1936 il Regime, aveva trasformato l’isola di Pantelleria in una fortezza. Per la sua posizione naturale al centro del Canale di Sicilia a solo 220 chilometri da Malta e vicina alla base Francese di Biserta, Pantellleria era stata ribattezzata dalla stampa italiana come la «Gibilterra italiana» e definita come «imprendibile».
Le opere di fortificazione delle due isole sono affidate alla Regia Marina e alla Regia Aeronautica. Il comando nel maggio-giugno 1943 ricade sull’ammiraglio Gino Pavesi. Tutte le opere di fortificazione sono sotterranee o in caverna. Tra tutte l’Hangar di Pantelleria di ben 300 metri di lunghezza per 26 di larghezza e 16 di altezza, rappresenta una delle opere più importanti realizzate per la fortificazione dell’isola, e la sua trasformazione in base avanzata. Nato da un progetto di Pier Luigi Nervi, consentiva il ricovero di sessanta MCC. 202 e sei aerosiluranti SM. 79.

Campo di Aviazione di Bukkuram con il famoso Hangar della Regia Aeronautica. Foto pubblicata in PANTELLERIA LA «GIBILTERRA» ITALIANA NELLE IMMAGINI DEL TENENTE GINO GRANATA

L’album inedito del Tenente Gino Granata
Il tenente Gino Granata, classe 1908, fu destinato a principio del 1941 alla difesa dell’isola di Pantelleria, proveniente dal 73 Reggimento Fanteria «Lombardia». Venne assegnato come ufficiale di complemento addetto alla sorveglianza dei lavori stradali, dipendente dal comando della forza mobile posta a difesa dell’aeroporto. L’arco di tempo del diario per immagini del tenente Granata, va dal gennaio del 1942, data in cui a bordo della torpediniera «Cigno» giunge in forza alla guarnigione della piazzaforte, fino ad aprile del 1943, quando l’ultima foto lo ritrae sdraiato in una sedia a sdraio e la pipa in bocca.

Il Tenente Gino Granata a bordo della «Gigno», in viaggio verso Pantelleria. Foto pubblicata in PANTELLERIA LA «GIBILTERRA» ITALIANA NELLE IMMAGINI DEL TENENTE GINO GRANATA

Il testo completo di questo articolo è stato pubblicato nel libro, PANTELLERIA LA «GIBILTERRA» ITALIANA NELLE IMMAGINI DEL TENENTE GINO GRANATA

Disponibile nella collana «Sicilia 1943»

80° anniversario del primo bombardamento alleato su Catania, documenti inediti

La notte tra il 5 e il 6 di luglio 1940, un mese dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia fascista alla Gran Bretagna e Francia, si produceva il primo bombardamento britannico su Catania. Salvatore Nicolosi, nel suo La Guerra a Catania, racconta nei dettagli il primo episodio di guerra della città etnea.

Nella notte tra il 5 e il 6 luglio, un gruppo di bimotori della RAF, sorvolano la città e puntano direttamente sull’aeroporto di Fontanarossa, il loro obiettivo sono gli Hangar e i depositi carburanti. L’ allarme arriva in ritardo, quando gli apparecchi nemici stanno già sganciando le prime bombe, poco dopo le prime ambulanze accorrono sul luogo. Della notizia del primo bombardamento sulla città, i catanesi sapranno poco o nulla, infatti il Popolo di Sicilia, quasi tace la notizia, rilegandola in secondo piano.

Come si evince dl rapporto della Regia Prefettura, l’allarme aereo seguì il bombardamento, e le carenze non si fermarono lì… Le ambulanze che arrivano al Santa Marta, non trovarono nessun ad attenderle, ne infermieri ne medici. Il comando della CRI dovette inviare il personale medico al Santa Marta. Il sistema di allarme non aveva funzionato, tutto era al buio e nessuno era stato avvisato dell’arrivo delle autoambulanze. Anche al Vittorio Emanuele furono trasportati gli avieri feriti, otto in totale, di cui due morirono nella notte. In totale i decessi furono 17 e un ferito civile la figlia del casellante della stazione vicino l’aeroporto.

Questo il testo del telegramma che Alfonso Molina strasmise a Roma nelle prime ore di giorno 6 luglio. «Ore 21 del 5 corrente formazione di cinque apparecchi nemici presentatesi improvvisamente in questa città habet bombardato et mitragliato locale aeroporto provocando incendio un capannone et conseguente distruzione due apparecchi, uno da trasporto altro da bombardamento alt Si deplorano tra avieri tredici feriti alcuni dei quali gravi condizioni et finora accertati quindici morti alt Un solo ferito civile persona figliuola casellante ferroviario servizio prossimità aeroporto alt Segnale allarme est dato dopo alcuni minuti inizio bombardamento alt Popolazione mantenutasi calma. – Questore».

Il 10 di luglio viene trasmesso dal raggruppamento della Artiglieria Contraerea, a mezzo di documento riservato il documento con o schema del sistema di avvistamento e batterie contraeree della Città. Lo schema e i lucidi dello stesso sono documentazione inedita che è stata recentemente pubblicata nel volume Catania In guerra, nelle immagini inedite dei soldati della Luftwaffe, edito nella collana Sicilia 1943.

Giuliano Camilleri

Bombardamento di Fontanarossa Aprile 1943

Bombardamento di Fontanarossa Aprile 1943
Documento riservato del 1° Raggruppamento Artiglieria Contraerea 10 Luglio 1940

Catania in Guerra, nelle immagini inedite degli uomini della Luftwaffe. «Guerra e Arte al Castello Ursino luglio 1942»

La Mostra d’Arte di soldati dell’asse e artisti catanesi 11-31 luglio 1941


Nel dicembre del 1940 quando i primi reparti della LW arrivarono a Catania, la città cambiò rapidamente il suo aspetto. Come relata Vitaliano Brancati nel suo Diario Romano, i soldati germanici erano «Giovanotti dal viso dorato, pieni della irrazionale serietà dei poppanti». Sta di fatto che nei primi anni della guerra, l’alleato è visto come invincibile e trattato come tale. La presenza delle truppe in città si fa sempre più evidente, nel bene e nel male. Le relazioni dei soldati germanici con la popolazione locale saranno nei primi anni incentrate a un mutuo rispetto. Sopratutto nel caso degli ufficiali che trovano alloggio presso abitazioni private, la quotidianità con i catanesi fa sorgere amicizie inaspettate.


A livello ufficiale, sin dal 1941 si incominciano a realizzare numerose attività, volte a intrattenere le truppe alleate e fortificare i vincoli di amicizia dei due popoli in guerra. Conferenze presso la Regia Università e presso il Centro di Cultura Italo – Tedesco, partite di calcio ed eventi sportivi. Il 20 febbraio del 1941 si pubblica a Catania il primo numero del Der Adler vom Etna, edizione bilingue tedesco e italiano.


Tra le varie iniziative volte a fortificare i vincoli tra la società catanese e l’alleato germanico, va ricordata la Mostra d’Arte di soldati dell’asse e artisti catanesi che si svolge tra 11-31 luglio 1942, nelle sale del Castello Ursino, dove si espongono circa 317 opere tra pittura, scultura e disegno.
La mostra raccoglie le opere d’arte di semplici soldati e ufficiali tedeschi che nonostante la guerra non sanno resistere alle bellezze della Sicilia. Una terra che respira arte e cultura, con paesaggi che inspirano pace. I soggetti sono vari da una visione di Taormina, alle spiaggia di Scoglitti o un panorama di Paternò.

Ma non mancano i soggetti che ricordano la guerra come le numerose opere che ritraggono le batterie antiaeree della piana di Catania del Gefr. Fritz Schröder o l’aeroporto di Gerbini del Hptm. Schimdt.

Dalla parte italiana, grandi maestri della pittura catanese degli anni ‘40 – ‘60, come Roberto Rimini, Carmelo Comis, M Lazzaro, Emilio Greco e Vincenzo Camilleri Mazzaglia, allora caporale del genio fotoelettricisti, operaio militarizzato presso lo stabilimento di Fotomeccanica Camilleri presso l’Ospizio di Beneficenza di via Crociferi.

Il ricordo di quella mostra di una Catania sotto le bombe, mi è stato trasmesso, come un racconto di quelli antichi. Il Castello Ursino, trasformato in sala d’arte, l’inaugurazione con le autorità, e per un momento la guerra e le bombe messe da parte…

Giuliano Camilleri

The War Illustrated n°162 e la conquista di Catania

The War Illustrated, è probabilmente tra le più antiche riviste dedicate ai campi di battaglia. Le prime pubblicazioni vedono la luce il 22 di agosto del 1914, 18 giorni dopo che la Gran Bretagna dichiara la guerra alla Germania durante la Prima Guerra Mondiale. Diretta da William Berry, che diventerà Visconte di Camrose e proprietario del Daily Telegraph. La rivista si pubblicherà fino al 1919, quasi di forma ininterrotta durante lo svolgimento del primo conflitto mondiale. Cessato il conflitto la rivista chiuderà i battenti per riaprirli il 16 di settembre del 1939 con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Per la sua periodicità di quindicinale The War Illustrated, generalmente riporta le informazioni dei fronti di battaglia con circa 15 – 30 giorni di differenza, proprio per questo motivo, i numeri dedicati allo sbarco in Sicilia sono il n°160 del 6 di agosto 1943, n° 161 del 20 di agosto del 1943, e il n°162 del 3 di settembre del 1943, dedicato alla conquista di Catania. Nel n° 162, ritroviamo le più famose foto che riguardano la battaglia della Piana di Catania, del ponte di Primosole, con l’ingresso delle truppe britanniche a Catania e altre immagini che sono oramai parte dell’immagine di quell’agosto catanese del 1943…

Testo di Giuliano Camilleri

Le immagini che seguono sono digitalizzazioni della rivista originale conservata negli archivi di Sicilia 1943.

Uomini nella tempesta il Capitano Medico della CRI Giuseppe Ruscica direttore dell’Ospedale Militare della CRI al «Brefotrofio» di Siracusa dal 1940 al 1943

Capitano Medico della CRI Giuseppe Ruscica Direttore dell’Ospedale Militare della CRI al «Brefotrofio» di Siracusa dal 1940 al 1943

Giuseppe Ruscica, classe 1900, nasce a Canicattini Bagni in provincia di Siracusa. Completa i suoi studi a Catania presso il Liceo Nicola Spedalieri, e consegue la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’università di Roma nel dicembre del 1923.

Partecipa alla 1° Guerra Mondiale come sergente di sanità, e poi prende parte nel 1919 all’avventura fiumana di Gabriele d’Annunzio. Dal 1935 al 1937 è nominato direttore del Consorzio e Dispensario antitubercolare di Siracusa. Dal 1937 al 1939 si trova alla direzione dell’Ospedale Coloniale di Bengasi e poi come Direttore Capo Reparto dell’Ospedale Principale di Derna.

Con lo Scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il dottore Ruscica viene nominato Direttore dell’Ospedale Militare della CRI al «Brefotrofio» di Siracusa dal 1940 al 1943. In qualità di Capitano Medico chiamato nei ruoli della Croce Rossa Italiana.

Analizziamo da vicino la tenuta mod 40 del Capitano Ruscica, si tratta di una vecchia giacca mod 26 con collo diritto che è stata modificata prima come giacca mod 34 con colletto nero e spalline amovibili e poi riconvertita nel giugno del 1943 seguendo le disposizioni ministeriali per le giacche mod 40. Conserva ancora i gradi non ridotti con sotto panno scarlatto mod 34, nel braccio destro si trova il distintivo di specialità medica della CRI ricamato. Il berretto mod 34 da capitano medico completa la tenuta d’ordinanza del nostro ufficiale.

Durante le prime fasi dello sbarco in Sicilia, il Capitano Medico Giuseppe Ruscica si trova in prima linea, secondo quanto emerge dalla testimonianza rilasciata a guerra finita. Proprio durante le ore tragiche dello sbarco di Cassibile. Alle 13,30 del 10 di luglio 1943 Il dottore Ruscica si reca con una ambulanza guidata dal caporal maggiore Fumagalli presso la linea del fronte di Cassibile per soccorrere i feriti. Il Capitano Ruscica resterà al comando dell’Ospedale della CRI di Siracusa fino al 23 luglio 1943, quando viene messo in congedo per ragioni di servizio e sostituito.

Bombe su Augusta 30 Giugno 1940

Uno Swordfish della RAF in volo di formazione

Il 30 giugno 1940 è domenica, l’Italia è entrata in guerra da meno di un mese e la Sicilia ancora non ha realizzato di essere nella prima linea del fronte. Le città dell’isola non hanno ancora sperimentato la paura dei bombardamenti aeri di massa, non si conosce il rumore delle sirene che interrompono il quieto svolgersi della giornata, non sono stati approntati i rifugi collettivi, la vita si svolge tranquilla in una città come Augusta.

Il sistema di avvistamento ancora è abbastanza approssimativo, nel palazzo del comune collegato alla DICAT e al comando della RM si trova un vigile che riceve gli avvisi per linea telefonica e comunica a gesti o a voce con due agenti che si trovano sul campanile della Matrice. L’ allarme consiste in 15 rintocchi di campana. Sono le 21,00 del 30 giugno sul campanile si trovano il brigadiere Carmelo Riitto e il vigile Pietro Calanna, al telefono il vigile Giovanni Satta.

Dal mare arrivano 3 Swordfish del dell’830° Squadron decollati da Malta carichi di bombe, viaggiano con le luci di posizioni accese, sperando di essere scambiati per idrovolanti della base. Viaggiano lenti in direzione dei depositi di Nafta, appena in prossimità incominciano la picchiata verso i loro obbiettivi. L’allarme giunge con circa dieci minuti di ritardo, mentre incominciano i primi lanci. Alle 21,10 i vigili sul campanile ricevono il segnale di avvistamento e fanno suonare le campane della Matrice.

I danni saranno pochi, molte le bombe inesplose, si tratta del primo attacco sulla piccola città di provincia che troppo presto scoprirà di essere prima linea sul fronte della guerra… Un sotto ufficiale della Regia Marina addetto ai siluri di uno dei sommergibili della Base Navale, raccoglie le schegge di quel primo bombardamento e a mo di ricordo di quel primo atto di guerra ne incide la data e il luogo, «Inc. Aerea 30 – 06 – 1940 Augusta ore 21.»… A quasi 80 di distanza da quel primo bombardamento una scatola di talco riempita da quelle schegge di ferro, è stata ritrovata insieme ai libri e ai cimeli del sotto ufficiale sommergibilista.

Testo di Giuliano Camilleri

3° Flottiglia Schnellboote ad Augusta 1941 – 1942 a cura di Giuliano Camilleri

Marinaio della 3° Flottiglia in posa davanti sul molo con lo sfondo Torre Avalos

Nell’estate del 1941 la Sicilia si converte in una delle basi di operazioni privilegiate per il rifornimento delle truppe nel Nordafrica e nella continua lotta per i rifornimenti attraverso il Mediterraneo centrale.

La Base Navale di Augusta viene prescelta insieme a quella di Porto Empedocle, come base per alloggiare la 3° Schnellboote Flotille della KM. Sin dal giugno 1939 l’ammiraglio Raeder e l’ammiraglio Cavignari, avevano stabilito la futura collaborazione tra la KM e la Regia Marina italiana nel caso che il conflitto si estendesse nel Mediterraneo. Nell’estate del 1941 concluso l’impiego della 3°Schnellboote Flotille nella operazione Barbarossa, nelle basi del Baltico, si decide il suo impiego in Sicilia come forza di appoggio alle operazioni contro Malta e di scorta ai rifornimenti con la Libia. Il trasferimento della Flotille incomincia il 3 di ottobre dai porti delle basi della KM dei Paesi Bassi attraverso i canali di Francia, per poi da Marsiglia giungere prima a La Spezia e poi attraverso Messina alla base navale di Augusta. Durante il loro trasferimento attraverso la Francia occupata e la Francia di Vichy, le torpediniere S31, S33, S35 e S61, vengono camuffate smontando i tubi lancia missili, convertite così in imbarcazioni fluviali, e navigano a velocità ridotta e con l’equipaggio vestito con abiti civili.

S31 camuffato da unità fluviale in transito verso il Mediterraneo –  Archives Ola Erlandsson

Giunte a La Spezia il 18 ottobre 1941, resteranno in riparazione nel porto durante una settimana. Il 3 di dicembre le prime tre imbarcazioni arriveranno alla base di Augusta, in tempo per la visita di Vittorio Emanuele III. Il giorno 11 dicembre saranno pronte per il loro primo impiego in una azione di possa mine contro il traffico marittimo di Malta. il trasferimento del resto delle torpediniere sarà completato a metà gennaio del 1942.

Le foto dell’archivio sicilia1943, riguardano il periodo dicembre 1941 – aprile 1942, e ritraggono il personale di terra e di appoggio alle torpediniere che si trovavano alloggiati alla base di Terravecchia.

S31 e la sua tragica fine nelle acque del Porto della Valletta

S31 in Italia – Archives H. Haag

S31 è tra le prime unità che giunsero ad Augusta nel dicembre 1941, il simbolo della torpediniera era un «Pesce Volante», tra 8 e il 9 maggio 1942 insieme alle altre unità di stanza ad Augusta e Porto Empedocle, S31 partecipò alla creazione di un campo minato di fronte al porto della Valletta.

Campo minato presso la Valletta

Il 9 maggio il controspionaggio tedesco riceve la notizia che HMS Welshman, sta compiendo un viaggio in solitario da Gibilterra a Malta. Dalle basi navali siciliane di Porto Empedocle partono S-54S-56S-57, e S-58 armati con siluri e da Augusta S-31S-34 e S-61 armate con 20 mine a contatto da depositare direttamente alla entrata del porto della Valletta. Alle 4,14 dopo aver posizionato le mine in un campo triangolare S31 urta una delle mine e affonda, i 16 superstiti vengono raccolti dall’ S61. Nell’incidente perdono la vita il comandante Lt Heinrich Haag, l’ufficiale medico Dr. Mehnen, due ufficiali della Regia Marina che si trovano a bordo come osservatori e altri otto marinai.

Attualmente S31 si trova sul fondo della baia del porto della Valletta ed è stato sottoposto a vincolo archeologico.

Per chi volesse vedere il relitto eccovi il link https://www.youtube.com/watch?v=k1gpdrJSiAE

Bibliografia:

Schnellboote: A Complete Operational History, Lawrence Paterson, 2015

SCHNELLBOOT S-31 – A taste of its own medicine, Joseph – Stephen Bonanno

Augusta 1940-43 la Piazzaforte, La Città, Tullio Marcon, Marco Albertelli editore, 2006

Pantelleria la «Gibilterra Italiana» nelle immagini del Tenente Gino Granata.

(Estratto dal libro di Giuliano Camilleri, Ediciones Arte Libro Marzo 2020)


L’operazione Corkscrew, meglio conosciuta in italiano come l’Operazione Cavatappi, fu il nome in codice utilizzato dagli Alleati per indicare la conquista dell’isola di Pantelleria e delle Pelagie (Lampedusa, Linosa e Lampione). L’operazione si innestava nel più ampio piano di conquista della Sicilia ed era fase preliminare dell’operazione Husky. Le isole di Pantelleria e Lampedusa, che si trovano a poche centinaia di chilometri da Malta e dalla costa della Tunisia, rappresentavano, per gli Alleati le basi perfette da utilizzare come punti d’appoggio avanzati in occasione delle operazioni di sbarco in Sicilia.


Sin dal 1936 il Regime, aveva trasformato l’isola di Pantelleria in una fortezza. Per la sua posizione naturale al centro del Canale di Sicilia a solo 220 chilometri da Malta e vicina alla base Francese di Biserta, Pantellleria era stata ribattezzata dalla stampa italiana come la «Gibilterra italiana» e definita come «imprendibile».


Le opere di fortificazione delle due isole sono affidate alla Regia Marina e alla Regia Aeronautica. Il comando nel maggio-giugno 1943 ricade sull’ammiraglio Gino Pavesi. Tutte le opere di fortificazione sono sotterranee o in caverna. Tra tutte l’Hangar di Pantelleria di ben 300 metri di lunghezza per 26 di larghezza e 16 di altezza, rappresenta una delle opere più importanti realizzate per la fortificazione dell’isola, e la sua trasformazione in base avanzata. Nato da un progetto di Pier Luigi Nervi, consentiva il ricovero di sessanta MCC. 202 e sei aerosiluranti SM. 79.

L’album inedito del Tenente Gino Granata
Il tenente Gino Granata, classe 1908, fu destinato a principio del 1941 alla difesa dell’isola di Pantelleria, proveniente dal 73 Reggimento Fanteria «Lombardia». Venne assegnato come ufficiale di complemento addetto alla sorveglianza dei lavori stradali, dipendente dal comando della forza mobile posta a difesa dell’aeroporto. L’arco di tempo del diario per immagini del tenente Granata, va dal gennaio del 1942, data in cui a bordo della torpediniera «Cigno» giunge in forza alla guarnigione della piazzaforte, fino ad aprile del 1943, quando l’ultima foto lo ritrae sdraiato in una sedia a sdraio e la pipa in bocca.

Il tenente Granata, viene catturato insieme a tutta la guarnigione dell’isola 11 giugno 1943, l’ Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito ha ultimato un riordino delle buste d’archivio che contengono i verbali della “Commissione per l’interrogatorio degli ufficiali reduci da prigionia di guerra”, con sede in Lecce alle dipendenze dirette del Ministero della Guerra, che nel dopo guerra raccolse le testimonianza degli ufficiali rientrati dalla prigionia. Grazie a questi documenti d’archivio e alle diciture nel verso delle foto inviate dal tenente Granata alla sua fidanzata è stato possibile ricostruire la storia raccontata per immagini della guarnigione della «Gibilterra italiana».

MCC 202 della Regia Aeronautica in decollo dal campo di Buccuram

Le foto che compongono l’album del tenente Granata, sono state riorganizzate in modo da essere suddivise secondo un ordine cronologico e raggruppate in piccole sezioni, che descrivono i diversi aspetti della vita sull’isola.

Messerschmitt bf 109 sul Campo di aviazione di Buccuram


Momenti di vita quotidiana con l’isola e le sue bellezze naturali come sfondo, sono alcune delle immagini che ci offre questo singolare album di ricordi di guerra. Ma allo stesso tempo di grande interesse il buon numero di foto che ritraggono la pista di volo della Regia Aeronautica e il suo famoso Hangar. Un altra serie di immagini ritraggono i lavori di sistemazione della strada che da contrada Campobello collega l’aeroporto alla strada litoranea di Pantelleria. E poi la vita dei soldati della guarnigione, dalla messa al campo del giovedì santo del 1942 alle esercitazioni in campagna.
L’album di guerra del tenente Granata ci offre uno spaccato inedito della vita sull’isola di Pantelleria, durante gli anni cruciali della seconda guerra mondiale, dal 1942 fino a pochi mesi prima del giugno 1943. (estratto dal libro di Giuliano Camilleri «Pantelleria la «Gibilterra italiana»,
nelle immagini del tenente Gino Granata» Ediciones Arte Libro Marzo 2020
)

Campo Buccuram con sullo sfondo l’Hangar della Regia Aeronautica