Capitano della 206ª Divisione Costiera

In questo breve articolo presentiamo una uniforme mod. 40 in panno da combattimento da Capitano della 206ª Divisione Costiera. ( testo di Giuliano Camilleri. Divisa dell’archivio Sicilia1943)

La giacca in panno da combattimento mod 1940, presenta le caratteristiche della circolare 548 del 25 luglio 1940 con al quale viene prevista una Uniforme da guerra e adeguamento all’uniforme di pace a quella di guerra. In questa prima circolare in pratica si modificano le vecchie tenute mod 1937 con la sostituzione del colletto nero con uno in panno grigio verde e si riducono le mostreggiature. Posteriormente con la circolare n. 761 del giornale militare del 16 ottobre 1940, viene adottata una nuova Giubba in panno grigioverde per truppa, mod. 1940.

Come è noto gli ufficiali dovevano provvedere al loro vestiario, tramite sartorie private o tramite l’Unione Militare. Il costo dell’uniforme veniva «scontato» dalla nomina dell’ufficiale che provvedeva così a pagare la sua uniforme.

Spesso e volentieri ci imbattiamo quindi, in uniformi mod. 34, o addirittura mod. 31 modificate, mediante l’eliminazione del colletto colorato, la rimozione a volte delle perfilature colorate d’arma, la sostituzione delle spalline mobile con spalline fisse e la riduzione di mostrine e gradi.

La giacca che presentiamo é stata ritrovata a Modica, e appartiene a un anziano capitano della 206º Divsione costiera. Quasi sicuramente si tratta di un ufficiale richiamato, che ha combattuto durante la prima guerra mondiale, come si puó evincere dall’unico nastrino presente con el due stellette, che indicano i due anni di guerra. Per il resto la giacca è una mod. 1940 in panno da truppa modificata, mediante l’aggiunta del 4 bottone nella bottoniera centrale, l’eliminazione del cinturino in panno truppa e dei relativi passanti. Le mostrine sono del modello ridotto da truppa, mentre i gradi sono sempre come da circolare ministeriale del modello ridotto «a bassa visibilitá» non ricamati.

Completa il manichino un elmetto mod. 933 colorazione grigio verde, e il cinturone mod. 34 in cuoio marrone con fondina per pistola Beretta.

Origini e vicende organiche della 206ª Divisione Costiera Fonte http://www.regioesercito.it

La 206a Divisione costiera si costituisce il 15 novembre 1941, per trasformazione del VI Settore Costiero di Brigata, con il 122°, 123°, 146° Reggimento Fanteria Costiero e il 44° Raggruppamento Artiglieria Costiero e viene posta alle dipendenze del XVI Corpo d’Armata dislocato in Sicilia.  

1941 – La 206a Costiera nell’isola assume la difesa della cuspide sud, schierandosi lungo una fascia di circa 130 chilometri, da Siracusa a Punta delle Formiche e a Punta Braccetto..

1943 – Dopo violentissimi bombardamenti aeronavali i reparti della divisione subirono in pieno e per primi l’urto della forza d’invasione nemica tanto che, fin dalla notte del 10 luglio 1943, i costieri della 206a ingaggiarono gli Alleati sulle spiagge di Avola, Castelluzzo e a Cassibile.
Nonostante la schiacciante superiorità nemica la divisione riuscì a mantenere il controllo delle zone interne della penisola di Pachino nonchè a neutralizzare nutriti gruppi di paracadutisti aviosbarcati tra Augusta e Siracusa, a nord di Pachino e intorno a Noto.
La reazione dei pezzi del 44° Artiglieria da PC fu violenta sia contro i mezzi anfibi sia contro le unità già sbarcate e in movimento verso i caposaldi della Divisione.
Alcune aliquote, coi pochi mezzi motorizzati a disposizione, fecero massa intorno a Torre Cuba e Villa Noto contrattaccando in direzione di Capo Marza combattendo furiosamente attorno e dentro al caposaldo di Villa Petrosa. In breve la superiorità britannica divenne insostenibile.
Il giorno 11 luglio 1943 la resistenza sulla costa andò progressivamente spegnendosi, frazionandosi in combattimenti isolati mentre l’artiglieria, nell’interno, cercava disperatamente di rallentare la progressione nemica. Alla sera l’intera penisola di Pachino risultò in mano nemica, mentre sporadiche resistenze si registravano ancora a Pozzallo, Sanpieri, Donnalucata e Modica.
All’alba del 12 luglio 1943 reparti nemici circondano i resti della 206a annientando le ultime resistenze. La Divisione è sciolta in pari data, il personale non catturato si sbanda. Le perdite umane in morti e feriti sono ingenti, moltissimi i prigionieri. In alcuni casi costieri che tardano a cedere le armi e oppongono fieramente resistenza sono abbattuti dai liberatori. Nessuna lapide in pratica li ricorda, per molti il loro sacrificio semplicemente non è esistito.
La Medaglia d’Oro al VM onora comunque la memoria di due giovani ufficiali di complemento della Divisione: il Sottotenente Luigi Adorno e il parigrado Vincenzo Barone, caduti durante i combattimenti del 10 luglio.

L’operazione «Cavatappi» e la caduta di Pantelleria. Immagini inedite del tenente Gino Granata.

Campo di aviazione di BuKuram. Foto pubblicata in PANTELLERIA LA «GIBILTERRA» ITALIANA NELLE IMMAGINI DEL TENENTE GINO GRANATA

L’operazione Corkscrew, meglio conosciuta in italiano come l’Operazione Cavatappi, fu il nome in codice utilizzato dagli Alleati per indicare la conquista dell’isola di Pantelleria e delle Pelagie (Lampedusa, Linosa e Lampione). L’operazione si innestava nel più ampio piano di conquista della Sicilia ed era fase preliminare dell’operazione Husky. Le isole di Pantelleria e Lampedusa, che si trovano a poche centinaia di chilometri da Malta e dalla costa della Tunisia, rappresentavano, per gli Alleati le basi perfette da utilizzare come punti d’appoggio avanzati in occasione delle operazioni di sbarco in Sicilia.
Sin dal 1936 il Regime, aveva trasformato l’isola di Pantelleria in una fortezza. Per la sua posizione naturale al centro del Canale di Sicilia a solo 220 chilometri da Malta e vicina alla base Francese di Biserta, Pantellleria era stata ribattezzata dalla stampa italiana come la «Gibilterra italiana» e definita come «imprendibile».
Le opere di fortificazione delle due isole sono affidate alla Regia Marina e alla Regia Aeronautica. Il comando nel maggio-giugno 1943 ricade sull’ammiraglio Gino Pavesi. Tutte le opere di fortificazione sono sotterranee o in caverna. Tra tutte l’Hangar di Pantelleria di ben 300 metri di lunghezza per 26 di larghezza e 16 di altezza, rappresenta una delle opere più importanti realizzate per la fortificazione dell’isola, e la sua trasformazione in base avanzata. Nato da un progetto di Pier Luigi Nervi, consentiva il ricovero di sessanta MCC. 202 e sei aerosiluranti SM. 79.

Campo di Aviazione di Bukkuram con il famoso Hangar della Regia Aeronautica. Foto pubblicata in PANTELLERIA LA «GIBILTERRA» ITALIANA NELLE IMMAGINI DEL TENENTE GINO GRANATA

L’album inedito del Tenente Gino Granata
Il tenente Gino Granata, classe 1908, fu destinato a principio del 1941 alla difesa dell’isola di Pantelleria, proveniente dal 73 Reggimento Fanteria «Lombardia». Venne assegnato come ufficiale di complemento addetto alla sorveglianza dei lavori stradali, dipendente dal comando della forza mobile posta a difesa dell’aeroporto. L’arco di tempo del diario per immagini del tenente Granata, va dal gennaio del 1942, data in cui a bordo della torpediniera «Cigno» giunge in forza alla guarnigione della piazzaforte, fino ad aprile del 1943, quando l’ultima foto lo ritrae sdraiato in una sedia a sdraio e la pipa in bocca.

Il Tenente Gino Granata a bordo della «Gigno», in viaggio verso Pantelleria. Foto pubblicata in PANTELLERIA LA «GIBILTERRA» ITALIANA NELLE IMMAGINI DEL TENENTE GINO GRANATA

Il testo completo di questo articolo è stato pubblicato nel libro, PANTELLERIA LA «GIBILTERRA» ITALIANA NELLE IMMAGINI DEL TENENTE GINO GRANATA

Disponibile nella collana «Sicilia 1943»

The War Illustrated n°162 e la conquista di Catania

The War Illustrated, è probabilmente tra le più antiche riviste dedicate ai campi di battaglia. Le prime pubblicazioni vedono la luce il 22 di agosto del 1914, 18 giorni dopo che la Gran Bretagna dichiara la guerra alla Germania durante la Prima Guerra Mondiale. Diretta da William Berry, che diventerà Visconte di Camrose e proprietario del Daily Telegraph. La rivista si pubblicherà fino al 1919, quasi di forma ininterrotta durante lo svolgimento del primo conflitto mondiale. Cessato il conflitto la rivista chiuderà i battenti per riaprirli il 16 di settembre del 1939 con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Per la sua periodicità di quindicinale The War Illustrated, generalmente riporta le informazioni dei fronti di battaglia con circa 15 – 30 giorni di differenza, proprio per questo motivo, i numeri dedicati allo sbarco in Sicilia sono il n°160 del 6 di agosto 1943, n° 161 del 20 di agosto del 1943, e il n°162 del 3 di settembre del 1943, dedicato alla conquista di Catania. Nel n° 162, ritroviamo le più famose foto che riguardano la battaglia della Piana di Catania, del ponte di Primosole, con l’ingresso delle truppe britanniche a Catania e altre immagini che sono oramai parte dell’immagine di quell’agosto catanese del 1943…

Testo di Giuliano Camilleri

Le immagini che seguono sono digitalizzazioni della rivista originale conservata negli archivi di Sicilia 1943.

Uomini nella tempesta il Capitano Medico della CRI Giuseppe Ruscica direttore dell’Ospedale Militare della CRI al «Brefotrofio» di Siracusa dal 1940 al 1943

Capitano Medico della CRI Giuseppe Ruscica Direttore dell’Ospedale Militare della CRI al «Brefotrofio» di Siracusa dal 1940 al 1943

Giuseppe Ruscica, classe 1900, nasce a Canicattini Bagni in provincia di Siracusa. Completa i suoi studi a Catania presso il Liceo Nicola Spedalieri, e consegue la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’università di Roma nel dicembre del 1923.

Partecipa alla 1° Guerra Mondiale come sergente di sanità, e poi prende parte nel 1919 all’avventura fiumana di Gabriele d’Annunzio. Dal 1935 al 1937 è nominato direttore del Consorzio e Dispensario antitubercolare di Siracusa. Dal 1937 al 1939 si trova alla direzione dell’Ospedale Coloniale di Bengasi e poi come Direttore Capo Reparto dell’Ospedale Principale di Derna.

Con lo Scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il dottore Ruscica viene nominato Direttore dell’Ospedale Militare della CRI al «Brefotrofio» di Siracusa dal 1940 al 1943. In qualità di Capitano Medico chiamato nei ruoli della Croce Rossa Italiana.

Analizziamo da vicino la tenuta mod 40 del Capitano Ruscica, si tratta di una vecchia giacca mod 26 con collo diritto che è stata modificata prima come giacca mod 34 con colletto nero e spalline amovibili e poi riconvertita nel giugno del 1943 seguendo le disposizioni ministeriali per le giacche mod 40. Conserva ancora i gradi non ridotti con sotto panno scarlatto mod 34, nel braccio destro si trova il distintivo di specialità medica della CRI ricamato. Il berretto mod 34 da capitano medico completa la tenuta d’ordinanza del nostro ufficiale.

Durante le prime fasi dello sbarco in Sicilia, il Capitano Medico Giuseppe Ruscica si trova in prima linea, secondo quanto emerge dalla testimonianza rilasciata a guerra finita. Proprio durante le ore tragiche dello sbarco di Cassibile. Alle 13,30 del 10 di luglio 1943 Il dottore Ruscica si reca con una ambulanza guidata dal caporal maggiore Fumagalli presso la linea del fronte di Cassibile per soccorrere i feriti. Il Capitano Ruscica resterà al comando dell’Ospedale della CRI di Siracusa fino al 23 luglio 1943, quando viene messo in congedo per ragioni di servizio e sostituito.

Bombe su Augusta 30 Giugno 1940

Uno Swordfish della RAF in volo di formazione

Il 30 giugno 1940 è domenica, l’Italia è entrata in guerra da meno di un mese e la Sicilia ancora non ha realizzato di essere nella prima linea del fronte. Le città dell’isola non hanno ancora sperimentato la paura dei bombardamenti aeri di massa, non si conosce il rumore delle sirene che interrompono il quieto svolgersi della giornata, non sono stati approntati i rifugi collettivi, la vita si svolge tranquilla in una città come Augusta.

Il sistema di avvistamento ancora è abbastanza approssimativo, nel palazzo del comune collegato alla DICAT e al comando della RM si trova un vigile che riceve gli avvisi per linea telefonica e comunica a gesti o a voce con due agenti che si trovano sul campanile della Matrice. L’ allarme consiste in 15 rintocchi di campana. Sono le 21,00 del 30 giugno sul campanile si trovano il brigadiere Carmelo Riitto e il vigile Pietro Calanna, al telefono il vigile Giovanni Satta.

Dal mare arrivano 3 Swordfish del dell’830° Squadron decollati da Malta carichi di bombe, viaggiano con le luci di posizioni accese, sperando di essere scambiati per idrovolanti della base. Viaggiano lenti in direzione dei depositi di Nafta, appena in prossimità incominciano la picchiata verso i loro obbiettivi. L’allarme giunge con circa dieci minuti di ritardo, mentre incominciano i primi lanci. Alle 21,10 i vigili sul campanile ricevono il segnale di avvistamento e fanno suonare le campane della Matrice.

I danni saranno pochi, molte le bombe inesplose, si tratta del primo attacco sulla piccola città di provincia che troppo presto scoprirà di essere prima linea sul fronte della guerra… Un sotto ufficiale della Regia Marina addetto ai siluri di uno dei sommergibili della Base Navale, raccoglie le schegge di quel primo bombardamento e a mo di ricordo di quel primo atto di guerra ne incide la data e il luogo, «Inc. Aerea 30 – 06 – 1940 Augusta ore 21.»… A quasi 80 di distanza da quel primo bombardamento una scatola di talco riempita da quelle schegge di ferro, è stata ritrovata insieme ai libri e ai cimeli del sotto ufficiale sommergibilista.

Testo di Giuliano Camilleri

3° Flottiglia Schnellboote ad Augusta 1941 – 1942 a cura di Giuliano Camilleri

Marinaio della 3° Flottiglia in posa davanti sul molo con lo sfondo Torre Avalos

Nell’estate del 1941 la Sicilia si converte in una delle basi di operazioni privilegiate per il rifornimento delle truppe nel Nordafrica e nella continua lotta per i rifornimenti attraverso il Mediterraneo centrale.

La Base Navale di Augusta viene prescelta insieme a quella di Porto Empedocle, come base per alloggiare la 3° Schnellboote Flotille della KM. Sin dal giugno 1939 l’ammiraglio Raeder e l’ammiraglio Cavignari, avevano stabilito la futura collaborazione tra la KM e la Regia Marina italiana nel caso che il conflitto si estendesse nel Mediterraneo. Nell’estate del 1941 concluso l’impiego della 3°Schnellboote Flotille nella operazione Barbarossa, nelle basi del Baltico, si decide il suo impiego in Sicilia come forza di appoggio alle operazioni contro Malta e di scorta ai rifornimenti con la Libia. Il trasferimento della Flotille incomincia il 3 di ottobre dai porti delle basi della KM dei Paesi Bassi attraverso i canali di Francia, per poi da Marsiglia giungere prima a La Spezia e poi attraverso Messina alla base navale di Augusta. Durante il loro trasferimento attraverso la Francia occupata e la Francia di Vichy, le torpediniere S31, S33, S35 e S61, vengono camuffate smontando i tubi lancia missili, convertite così in imbarcazioni fluviali, e navigano a velocità ridotta e con l’equipaggio vestito con abiti civili.

S31 camuffato da unità fluviale in transito verso il Mediterraneo –  Archives Ola Erlandsson

Giunte a La Spezia il 18 ottobre 1941, resteranno in riparazione nel porto durante una settimana. Il 3 di dicembre le prime tre imbarcazioni arriveranno alla base di Augusta, in tempo per la visita di Vittorio Emanuele III. Il giorno 11 dicembre saranno pronte per il loro primo impiego in una azione di possa mine contro il traffico marittimo di Malta. il trasferimento del resto delle torpediniere sarà completato a metà gennaio del 1942.

Le foto dell’archivio sicilia1943, riguardano il periodo dicembre 1941 – aprile 1942, e ritraggono il personale di terra e di appoggio alle torpediniere che si trovavano alloggiati alla base di Terravecchia.

S31 e la sua tragica fine nelle acque del Porto della Valletta

S31 in Italia – Archives H. Haag

S31 è tra le prime unità che giunsero ad Augusta nel dicembre 1941, il simbolo della torpediniera era un «Pesce Volante», tra 8 e il 9 maggio 1942 insieme alle altre unità di stanza ad Augusta e Porto Empedocle, S31 partecipò alla creazione di un campo minato di fronte al porto della Valletta.

Campo minato presso la Valletta

Il 9 maggio il controspionaggio tedesco riceve la notizia che HMS Welshman, sta compiendo un viaggio in solitario da Gibilterra a Malta. Dalle basi navali siciliane di Porto Empedocle partono S-54S-56S-57, e S-58 armati con siluri e da Augusta S-31S-34 e S-61 armate con 20 mine a contatto da depositare direttamente alla entrata del porto della Valletta. Alle 4,14 dopo aver posizionato le mine in un campo triangolare S31 urta una delle mine e affonda, i 16 superstiti vengono raccolti dall’ S61. Nell’incidente perdono la vita il comandante Lt Heinrich Haag, l’ufficiale medico Dr. Mehnen, due ufficiali della Regia Marina che si trovano a bordo come osservatori e altri otto marinai.

Attualmente S31 si trova sul fondo della baia del porto della Valletta ed è stato sottoposto a vincolo archeologico.

Per chi volesse vedere il relitto eccovi il link https://www.youtube.com/watch?v=k1gpdrJSiAE

Bibliografia:

Schnellboote: A Complete Operational History, Lawrence Paterson, 2015

SCHNELLBOOT S-31 – A taste of its own medicine, Joseph – Stephen Bonanno

Augusta 1940-43 la Piazzaforte, La Città, Tullio Marcon, Marco Albertelli editore, 2006

Pantelleria la «Gibilterra Italiana» nelle immagini del Tenente Gino Granata.

(Estratto dal libro di Giuliano Camilleri, Ediciones Arte Libro Marzo 2020)


L’operazione Corkscrew, meglio conosciuta in italiano come l’Operazione Cavatappi, fu il nome in codice utilizzato dagli Alleati per indicare la conquista dell’isola di Pantelleria e delle Pelagie (Lampedusa, Linosa e Lampione). L’operazione si innestava nel più ampio piano di conquista della Sicilia ed era fase preliminare dell’operazione Husky. Le isole di Pantelleria e Lampedusa, che si trovano a poche centinaia di chilometri da Malta e dalla costa della Tunisia, rappresentavano, per gli Alleati le basi perfette da utilizzare come punti d’appoggio avanzati in occasione delle operazioni di sbarco in Sicilia.


Sin dal 1936 il Regime, aveva trasformato l’isola di Pantelleria in una fortezza. Per la sua posizione naturale al centro del Canale di Sicilia a solo 220 chilometri da Malta e vicina alla base Francese di Biserta, Pantellleria era stata ribattezzata dalla stampa italiana come la «Gibilterra italiana» e definita come «imprendibile».


Le opere di fortificazione delle due isole sono affidate alla Regia Marina e alla Regia Aeronautica. Il comando nel maggio-giugno 1943 ricade sull’ammiraglio Gino Pavesi. Tutte le opere di fortificazione sono sotterranee o in caverna. Tra tutte l’Hangar di Pantelleria di ben 300 metri di lunghezza per 26 di larghezza e 16 di altezza, rappresenta una delle opere più importanti realizzate per la fortificazione dell’isola, e la sua trasformazione in base avanzata. Nato da un progetto di Pier Luigi Nervi, consentiva il ricovero di sessanta MCC. 202 e sei aerosiluranti SM. 79.

L’album inedito del Tenente Gino Granata
Il tenente Gino Granata, classe 1908, fu destinato a principio del 1941 alla difesa dell’isola di Pantelleria, proveniente dal 73 Reggimento Fanteria «Lombardia». Venne assegnato come ufficiale di complemento addetto alla sorveglianza dei lavori stradali, dipendente dal comando della forza mobile posta a difesa dell’aeroporto. L’arco di tempo del diario per immagini del tenente Granata, va dal gennaio del 1942, data in cui a bordo della torpediniera «Cigno» giunge in forza alla guarnigione della piazzaforte, fino ad aprile del 1943, quando l’ultima foto lo ritrae sdraiato in una sedia a sdraio e la pipa in bocca.

Il tenente Granata, viene catturato insieme a tutta la guarnigione dell’isola 11 giugno 1943, l’ Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito ha ultimato un riordino delle buste d’archivio che contengono i verbali della “Commissione per l’interrogatorio degli ufficiali reduci da prigionia di guerra”, con sede in Lecce alle dipendenze dirette del Ministero della Guerra, che nel dopo guerra raccolse le testimonianza degli ufficiali rientrati dalla prigionia. Grazie a questi documenti d’archivio e alle diciture nel verso delle foto inviate dal tenente Granata alla sua fidanzata è stato possibile ricostruire la storia raccontata per immagini della guarnigione della «Gibilterra italiana».

MCC 202 della Regia Aeronautica in decollo dal campo di Buccuram

Le foto che compongono l’album del tenente Granata, sono state riorganizzate in modo da essere suddivise secondo un ordine cronologico e raggruppate in piccole sezioni, che descrivono i diversi aspetti della vita sull’isola.

Messerschmitt bf 109 sul Campo di aviazione di Buccuram


Momenti di vita quotidiana con l’isola e le sue bellezze naturali come sfondo, sono alcune delle immagini che ci offre questo singolare album di ricordi di guerra. Ma allo stesso tempo di grande interesse il buon numero di foto che ritraggono la pista di volo della Regia Aeronautica e il suo famoso Hangar. Un altra serie di immagini ritraggono i lavori di sistemazione della strada che da contrada Campobello collega l’aeroporto alla strada litoranea di Pantelleria. E poi la vita dei soldati della guarnigione, dalla messa al campo del giovedì santo del 1942 alle esercitazioni in campagna.
L’album di guerra del tenente Granata ci offre uno spaccato inedito della vita sull’isola di Pantelleria, durante gli anni cruciali della seconda guerra mondiale, dal 1942 fino a pochi mesi prima del giugno 1943. (estratto dal libro di Giuliano Camilleri «Pantelleria la «Gibilterra italiana»,
nelle immagini del tenente Gino Granata» Ediciones Arte Libro Marzo 2020
)

Campo Buccuram con sullo sfondo l’Hangar della Regia Aeronautica

Scala dei Turchi 1942 – 2018

Scala dei Turchi – Sicilia Giugno – Luglio 1942

Il nostro archivio fotografico è organizzato per città, in maniera che sia possibile rintracciare luoghi e eventi e date certe. Oggi presentiamo una rara immagine di un mezzo della LW ritratto nella famosa spiaggia della Scala dei Turchi. L’immagine datata al giugno – luglio 1942, ritrae un momento di relax di un gruppo di soldati della LW che fanno un po di turismo per le coste della Sicilia. Accanto a questa foto abbiamo voluto ritrarre lo stato ddi conservazione di una postazione difensiva per armi automatiche che si trova proprio nella spiaggia a levante della Scala dei Turchi. Le immagini si riferiscono all’estate del 2018, e mostrano una struttura difensiva in cemento armato, che attualmente sembrerebbe si stia recuperando, non sappiamo per quali scopi.

Nuestro archivo fotográfico está organizado por ciudad, por lo que es posible rastrear ciertos lugares y eventos y ciertas fechas. Hoy presentamos una imagen rara de un vehículo del LW retratado en la famosa playa Scala dei Turchi. La imagen, fechada entre junio y julio de 1942, retrata un momento de relajación para un grupo de soldados de la LW que hacen turismo por las costas de Sicilia. Junto a esta foto, queríamos retratar el estado de conservación de un puesto defensivo para armas automáticas ubicado en la playa oriental de la Scala dei Turchi. Las imágenes se refieren al verano de 2018 y muestran una estructura defensiva de hormigón armado, que actualmente parece estar recuperándose, no sabemos para qué.

Complesso difensivo del Santuario Madonna della Sciara di Mompilieri – Mascalucia

La guerra Sicilia è fatta anche dei resti delle fortificazioni che dal 1940 fino al giugno 1943 furono costruite per difendere l’isola dall’attacco nemico che si sapeva sarebbe arrivato presto o tardi. Nella zona della cintura etnea i resti dei fortini messi a difesa delle rotabili che attraversano l’Etna sono numerose. Nella strada provinciale SP 171 verso Nicolosi si trova il Santuario Mariano della Madonna della Sciara e giusto a incrocio un complesso difensivo, composto da una postazione coperta per armi leggere, una riservetta e una posizione scoperta per difesa contraerea. Nel piazzale adiecente alla chiesa di Mompilieri si trovano i resti delle piazzole per difesa contraerea.

La guerra de Sicilia también está hecha de los restos de las fortificaciones que desde 1940 hasta junio de 1943 se construyeron para defender a la isla del ataque enemigo que se sabía que llegaría tarde o temprano. En el área del cinturón del Etna, los restos de los fuertes que defienden las carreteras que cruzan el Etna son numerosos. En la carretera provincial SP 171 hacia Nicolosi se encuentra el Santuario Mariano de la Madonna della Sciara y justo en la encrucijada un complejo defensivo, compuesto por una posición cubierta para armas automáticas, un depósito y una posición descubierta para defensa antiaérea. En la plaza contigua a la iglesia de Mompilieri se encuentran los restos de los campos de defensa antiaérea.

La costruzione del complesso difensivo è fatta sfruttando al massimo il terreno e i materiali disponibili in loco, il fortino principale si trova propio su un costone che domina la strada provinciale all’altezza della curva prima dell’incrocio. Interamente costruito con blocchi di pietra lavica, l’utilizzo del calcestruzzo è limitata al massimo, solo per una leggera copertura della cupola del bunker.

La construcción del complejo defensivo se realiza aprovechando al máximo el terreno y los materiales disponibles en el sitio, el fuerte principal se encuentra en una cresta que domina la carretera provincial en la curva antes de la intersección. Totalmente construido con bloques de piedra de lava, el uso de hormigón se limita al máximo, solo para una cubierta ligera de la cúpula del búnker.

Grazie ad una inscrizione sappiamo che il Bunker viene terminato il 15 giugno del 1943 dalla 10 Compagnia Lavori del 4º Genio. La posizione difensiva fa parte di una serie di altre opere minori, construite durante l’estate del 1943, quando ormai è quasi sicuro uno sbarco angloamericano sulle coste dell’isola. La cintura difensiva dell’Etna diventerá nel luglio agosto del 1943 la via di fuga dell’esercito italo tedesco in ritirata verso la penisola.

Gracias a una inscripción, sabemos que el Búnker se completa el 15 de junio de 1943 por la 10ª Compañía del 4º Genio. La posición defensiva es parte de una serie de otras obras menores, construidas durante el verano de 1943, cuando un desembarco angloamericano en las costas de la isla es casi seguro. El cinturón defensivo del Etna se convertirá en julio de agosto de 1943 en la ruta de escape del ejército italiano-alemán en retirada hacia la península.

Testo e immagini di Giuliano Camilleri tutti i diritti riservati.

Il II Flieger Korps a Catania 1942. IIª Parte una gita sull’Etna

Etna 1942

Continuando con il nostro breve viaggio tra le testimonianze fotografiche del II Flieger Korps a Catania, ci sono alcune immagini che sicuramente richiamano la nostra attenzione. Come il gruppo di ufficiali e sotto ufficiali della LW in gita sulle pendici dell’Etna, per una bella sciata…

Etna 1942

Nei momenti di svago le truppe della LW come turisti in vacanza ci hanno lasciato testimonianze grafiche della Catania del 1040 – 1943, immagini di luoghi, piazze, vicoli e monumenti, ma anche come il passo della guerra «invade» le strade cittadine. Come nelle due foto di piazza Stesicoro e di via Plebiscito con il passo di un convoglio della LW.

Piazza Stesicoro, Catania 1942
Truppe della LW in via Plebiscito, Catania estate 1942

Tutte le immagini sono propietá dell’Archivio di Sicilia 1943 e tutti i diritti di riproduzione e stampa riservati.